Il Parlamento Europeo ha approvato una riforma del meccanismo di sospensione del regime di esenzione dal visto Schengen, introducendo nuove circostanze in cui l’Unione Europea potrà decidere di reintrodurre temporaneamente l’obbligo di visto per i cittadini di determinati Paesi terzi.

L’attuale sistema prevede che i cittadini di alcuni Paesi elencati nell’Allegato II (Annex II) del Regolamento (UE) n. 2018/1806 possano entrare nell’area Schengen senza visto, per soggiorni di breve durata (fino a 90 giorni su 180).
Tra questi figurano, ad esempio, Albania, Serbia, Ucraina, Georgia, Brasile, e molti Paesi dell’America Latina e dei Balcani occidentali.

La riforma ora approvata introduce una maggiore flessibilità nel sospendere tale esenzione, nei casi in cui emergano rischi o criticità specifiche.

Le nuove cause di sospensione

Oltre ai motivi già previsti (come un aumento improvviso di ingressi irregolari o di richieste infondate di asilo), l’UE potrà ora sospendere il regime di esenzione dai visti anche nei casi in cui:

  • Venga riscontrata una cooperazione inadeguata in materia di rimpatri di cittadini irregolari verso il Paese di origine;
  • Si registrino rischi per la sicurezza interna o l’ordine pubblico, anche legati alla criminalità organizzata o al terrorismo;
  • Emergano violazioni gravi dei diritti fondamentali, o un deterioramento significativo dello stato di diritto nel Paese beneficiario;
  • Si riscontrino deviazioni dal percorso di allineamento con l’UE, in particolare per i Paesi dei Balcani occidentali o del Partenariato orientale.

In presenza di tali circostanze, la Commissione Europea potrà proporre di sospendere l’esenzione dal visto per un periodo limitato, inizialmente di 9 mesi, prorogabile fino a 18 mesi in casi eccezionali.

Durante la sospensione, i cittadini del Paese interessato dovranno nuovamente richiedere un visto Schengen per entrare nel territorio degli Stati membri, anche per brevi soggiorni turistici o di affari.

Si tratta di un segnale politico forte.

La riforma rappresenta un rafforzamento della leva politica e diplomatica dell’UE: il messaggio è chiaro, la libertà di viaggio senza visto non è un diritto acquisito, ma un beneficio condizionato al rispetto di standard comuni in materia di cooperazione migratoria, sicurezza e diritti umani.

Il nuovo meccanismo amplia il margine d’azione dell’Unione Europea e introduce una maggiore vigilanza sui Paesi esenti da visto, nel tentativo di garantire un equilibrio tra apertura e sicurezza.
Tuttavia, la misura potrebbe anche avere ripercussioni sui rapporti con Paesi partner, per i quali il ritorno all’obbligo di visto costituirebbe un passo indietro rispetto alla libera circolazione conquistata negli ultimi anni.

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