Negli ultimi mesi, diversi tavoli tecnici hanno iniziato a discutere, seppure informalmente, una possibile razionalizzazione delle numerose tipologie di permesso di soggiorno vigenti in Italia.

L’ipotesi più significativa riguarda il cosiddetto permesso di soggiorno unificato, un titolo elettronico capace di adattarsi nel tempo alle esigenze del titolare.

Si tratterebbe, in sostanza, di un unico documento in grado di coprire lavoro, famiglia e studio grazie ad aggiornamenti digitali interni, senza la necessità di emettere nuove carte.

Perché si parla di permesso di soggiorno Unificato?

L’attuale frammentazione dei permessi produce disallineamenti, ritardi e contenzioso.

Non a caso, le criticità emerse nei procedimenti riguardanti i  ritardi nei nulla osta mostrano quanto la complessità normativa incida sull’operatività di imprese e amministrazioni.

Inoltre, la difficoltà di coordinamento tra Questure e Sportelli Unici contribuisce a rallentare l’intero sistema.

Per questo motivo, una semplificazione strutturale viene considerata sempre più necessaria.

Come potrebbe funzionare il PSE Unificato

La struttura ipotizzata prevede una carta elettronica unica, dotata di un profilo giuridico modificabile nel tempo.

In questo modo il documento resterebbe materialmente lo stesso, mentre le funzioni attive verrebbero aggiornate digitalmente.

Tale modello garantirebbe maggiore fluidità nei passaggi tra studio, lavoro e famiglia.

Funzione lavoro

La carta potrebbe includere le attività di lavoro subordinato, autonomo e le ipotesi previste dall’art. 27 TUI. Inoltre, permetterebbe di gestire con maggiore rapidità le conversioni da studio o famiglia a lavoro.

Anche i percorsi ad alta qualificazione, tra cui la Carta Blu UE, rientrerebbero in questo schema, facilitando le esigenze delle imprese che già oggi affrontano complessità legate ai visti per lavoratori altamente qualificati.

Funzione famiglia

Parallelamente, il PSE Unificato potrebbe gestire ricongiungimenti, coesione e familiari di cittadini italiani o UE.

In tal modo si ridurrebbero le incertezze oggi ricorrenti nelle valutazioni consolari, già analizzate nel tema del ruolo del Consolato.

Inoltre, l’unificazione permetterebbe di evitare duplicazioni documentali e ridondanze procedurali.

Funzione studio e formazione

La carta seguirebbe il percorso dello studente in modo progressivo.

Di conseguenza, lo straniero passerebbe da studio a tirocinio o formazione, e successivamente al lavoro o all’attesa occupazione, senza dover richiedere una nuova stampa del documento.

Ciò consentirebbe di evitare difficoltà contrattuali come quelle illustrate negli errori dei contratti dei lavoratori stranieri.

Una carta digitale dinamica

L’elemento più innovativo sarebbe la trasformazione del permesso in un documento digitale dinamico.

In altre parole, il chip centrale resterebbe invariato mentre le abilitazioni verrebbero aggiornate tramite i sistemi informatici dell’amministrazione.

Questa logica si inserisce in un più ampio processo europeo, rafforzato anche dal Patto Migrazione e Asilo dal 2026, che punta su interoperabilità e standardizzazione.

Quali permessi verrebbero assorbiti?

In un permesso di soggiorno unificato potrebbero confluire, in via teorica:

  • permessi per lavoro subordinato e autonomo;
  • motivi familiari;
  • studio;
  • attesa occupazione;
  • casi particolari ex art. 27 TUI (dirigenti, distacchi intra-gruppo, ricercatori, ecc.);
  • alcune categorie speciali non riconducibili alla protezione.

Resterebbero invece distinti e autonomi:

  • protezione internazionale;
  • protezione speciale;
  • permesso UE per soggiornanti di lungo periodo;
  • Carta Blu UE, che è titolo armonizzato a livello europeo.

Vantaggi per imprese, stranieri e amministrazioni

Dal punto di vista delle imprese, un documento unico semplificherebbe l’intero processo di assunzione. Inoltre, ridurrebbe errori e contestazioni connessi ai contratti, come evidenziato negli errori nei contratti dei lavoratori stranieri.

Per gli stranieri, il beneficio sarebbe immediato: un solo titolo materiale, transizioni più fluide e minori rischi di vuoto documentale.

Per l’amministrazione, infine, la standardizzazione consentirebbe una gestione più efficace delle istruttorie e una riduzione del contenzioso, comprese le problematiche relative ai dinieghi.

Criticità e ostacoli giuridici

Nonostante i vantaggi, l’introduzione del PSE Unificato richiederebbe una revisione profonda del TUI, del DPR 394/1999 e dei sistemi informatici delle Questure.

Inoltre, sarebbe necessario conciliare l’innovazione con le normative europee che regolano i titoli armonizzati.

Andrebbe anche definito con precisione il perimetro della carta unificata, per evitare di comprimere in modo eccessivo le tutele specifiche previste per alcune categorie (richiedenti asilo, vittime, protezione speciale, ecc.).

Pertanto, la realizzazione concreta del progetto dipenderà sia dalle risorse tecniche sia dalle scelte politiche.

È realistico per il biennio 2026–2027?

Al momento, il PSE Unificato rimane uno scenario tecnico.

Tuttavia, la sua possibile attuazione tra il 2026 e il 2027 appare coerente con le trasformazioni introdotte dal Patto Migrazione e Asilo.

In definitiva, la direzione sembra chiara: maggiore digitalizzazione, riduzione delle tipologie e creazione di un documento più adattabile alla vita reale di chi soggiorna in Italia.

In ogni caso, il semplice fatto che se ne discuta segnala una tendenza chiara: meno categorie, più digitalizzazione, più vita dentro un’unica carta