Analisi dei più recenti orientamenti giurisprudenziali e casi pratici relativi a SUI e Questure

La gestione dei procedimenti in materia di immigrazione continua a rappresentare uno dei punti più critici dell’attività amministrativa italiana.

I ritardi dei nulla osta rilasciati dagli Sportelli Unici per l’Immigrazione e le lunghe attese presso le Questure per il rilascio o il rinnovo dei permessi di soggiorno generano danni rilevanti, sia economici sia professionali, per imprese e cittadini stranieri.

Negli ultimi anni la giurisprudenza amministrativa ha progressivamente consolidato una linea interpretativa più rigorosa sulla responsabilità della pubblica amministrazione in presenza di ritardi non giustificati.

Il principio generale: termini perentori e obbligo di conclusione del procedimento

Il principio cardine, stabilito dalla normativa generale sul procedimento amministrativo, è che l’amministrazione ha l’obbligo di concludere il procedimento entro il termine previsto dalla norma.

La violazione del termine costituisce di per sé un comportamento illegittimo dell’amministrazione.

La giurisprudenza considera illegittimo il ritardo quando l’amministrazione non dimostra l’esistenza di circostanze eccezionali, imprevedibili o obiettive, tali da giustificare lo sforamento dei termini.

Le cause più frequentemente ritenute non idonee a giustificare il ritardo sono:

  • carenze di personale;
  • aumento prevedibile dell’utenza;
  • problemi organizzativi interni;
  • sospensioni informali del procedimento senza adeguata motivazione.

In altre parole, non è sufficiente invocare il carico di lavoro.

I TAR ricordano che l’organizzazione interna rientra nella sfera della responsabilità della pubblica amministrazione.

La responsabilità della pubblica amministrazione per ritardo può assumere due forme:

  • responsabilità per violazione degli obblighi procedimentali
  • responsabilità da ritardo risarcibile

Per ottenere il risarcimento, il ricorrente deve provare tre elementi:

  • illegittimità del ritardo;
  • danno subito;
  • nesso di causalità.

I TAR hanno chiarito che il danno può riguardare sia profili patrimoniali sia profili non patrimoniali.

Nel primo caso, ad esempio, perdita di una commessa lavorativa, costi aziendali aggiuntivi, ritardi nell’assunzione, rinuncia di un lavoratore qualificato.

Nel secondo caso, pregiudizio all’immagine o alla vita privata per lo straniero costretto ad attendere mesi senza poter lavorare o viaggiare.

Sportello Unico Immigrazione: casi ricorrenti di ritardo e criteri di valutazione

Le situazioni più frequenti in cui viene ravvisato un ritardo illegittimo sono:

  • nulla osta bloccati per mesi senza richieste istruttorie;
  • richieste di documenti non previsti dalla legge o già presenti agli atti;
  • sospensioni non comunicate alle parti;
  • richieste di integrazioni ripetute e non funzionali all’istruttoria.

La giurisprudenza recente ha riconosciuto che lo SUI deve istruire la pratica in tempi certi, soprattutto nei casi in cui l’azienda ha interesse urgente a impiegare personale qualificato.

Nel caso degli articoli 27 e 27 quater, il valore aggiunto del lavoratore è considerato un fattore che accresce la gravità del ritardo.

Questure: ritardi nei rinnovi e nei rilasci dei permessi

Diverso ma analogo è il caso delle Questure. La legge prevede un termine di sessanta giorni per il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno.

Ritardi di sei, otto o dodici mesi sono purtroppo frequenti.

La giurisprudenza più recente afferma che, superato il termine di legge, il comportamento diventa illegittimo senza che la Questura possa giustificarsi con motivazioni generiche.

I casi più ricorrenti riguardano:

  • rinnovi bloccati in attesa di verifiche non determinate;
  • fascicoli non esaminati per carenza di personale;
  • rifiuto di fissare l’appuntamento per la consegna del titolo;
  • mancata produzione del permesso già autorizzato dal sistema.

In tutti questi casi i TAR hanno riconosciuto che l’attesa eccessiva produce un danno reale per il cittadino, che può essere risarcito.

Quali danni possono essere risarciti

Il danno più ricorrente è quello da perdita di opportunità, come ad esempio:

  • lavoratori altamente qualificati che rinunciano alla proposta per i tempi incerti;
  • aziende che perdono il beneficio di risorse fondamentali per avviare o continuare attività;
  • studenti che non possono immatricolarsi;
  • ricongiungimenti familiari differiti per mesi.

Un altro danno riconosciuto è quello da stress, ansia, frustrazione o pregiudizio personale, valutato caso per caso.
In diversi precedenti è stato riconosciuto un risarcimento anche simbolico, volto a sanzionare l’amministrazione per l’inerzia protratta.

Come tutelarsi in concreto: la strategia operativa

Il ricorrente deve dimostrare di avere sollecitato l’amministrazione.

In concreto è utile:

  • inviare uno o più solleciti formali;
  • chiedere l’accesso agli atti per verificare lo stato della pratica;
  • evidenziare le conseguenze del ritardo;
  • produrre documenti che provino il danno.

Se il procedimento rimane fermo, si può ricorrere al TAR per l’inerzia. Il giudice può ordinare all’amministrazione di concludere la pratica entro un termine breve.

In presenza di danni gravi e provati, il TAR può anche condannare l’amministrazione a risarcire.

Conclusioni

L’evoluzione della giurisprudenza mostra un approccio sempre più attento ai ritardi nei procedimenti di immigrazione.

L’amministrazione deve organizzarsi per rispettare i termini.

Quando il ritardo supera limiti ragionevoli e incide sulla vita professionale o personale dei cittadini, il diritto al risarcimento diventa concreto.

Per imprese e cittadini stranieri si apre così un importante spazio di tutela, che permette non solo di ottenere una decisione nei tempi dovuti, ma anche di compensare i danni subiti a causa dell’inerzia amministrativa.

Se la tua azienda o il tuo cliente sta subendo un ritardo ingiustificato da parte del SUI o della Questura, è possibile intervenire in modo efficace.