Entrata in vigore tra fine 2024 e inizio 2025, la Legge n. 187/2024 segna un importante cambiamento nel panorama normativo italiano in materia di immigrazione e diritto d’asilo.
Tra le modifiche più rilevanti vi è l’inasprimento dei requisiti per ottenere il ricongiungimento familiare, uno degli istituti fondamentali a tutela dell’unità familiare dei cittadini stranieri residenti in Italia.

Requisito di residenza legale di almeno due anni

Il nuovo testo legislativo prevede che lo straniero che intenda richiedere il ricongiungimento familiare debba dimostrare di risiedere legalmente in Italia da almeno due anni.
Si tratta di una novità significativa rispetto alla normativa precedente, che non prevedeva un periodo minimo di residenza per l’avvio della procedura.

Sono esclusi da questo obbligo:

  • i titolari di protezione internazionale (rifugiati e beneficiari di protezione sussidiaria);
  • i minori, per i quali resta ferma la corsia preferenziale prevista dal T.U.I.;
  • e, in virtù del rinvio espresso alle deroghe previste dal diritto dell’Unione europea, anche i titolari di Carta blu UE (art. 27-quater T.U.I.) e i lavoratori distaccati intra-societari (art. 27-quinquies T.U.I.).

che potranno continuare a presentare domanda di ricongiungimento senza dover attendere i due anni di residenza

Esenzione per i minori: La tutela dei minori resta uno dei principi cardine della nuova disciplina: il requisito dei due anni non si applica ai figli minori.
Pertanto, il ricongiungimento con figli minorenni continua a seguire il canale preferenziale previsto dal Testo Unico sull’Immigrazione, nel rispetto delle norme internazionali sulla protezione dell’infanzia e dell’unità familiare.

Limitazioni all’accoglienza per i richiedenti asilo tardivi: Un’altra novità introdotta dalla Legge 187/2024 riguarda l’accesso alle strutture di accoglienza.
Chi presenta domanda di asilo oltre 90 giorni dallo sbarco o dall’ingresso nel territorio italiano potrà essere escluso dai programmi di accoglienza ordinaria, salvo casi di comprovata vulnerabilità.

Questa misura mira a scoraggiare le domande tardive e a velocizzare le procedure di identificazione e registrazione, ma rischia anche di penalizzare persone che, per difficoltà linguistiche o mancanza di informazioni, presentano la richiesta in ritardo.

L’inasprimento dei requisiti per il ricongiungimento familiare rende più complesso il percorso di molti cittadini stranieri stabilmente presenti in Italia.
In particolare, chi ha appena ottenuto un permesso di soggiorno per lavoro o studio dovrà attendere due anni prima di poter richiedere il ricongiungimento con il coniuge o i figli maggiorenni.

Le nuove regole potrebbero generare diseguaglianze tra categorie di stranieri e sollevare questioni di compatibilità con i principi europei sulla tutela della vita familiare (art. 8 CEDU, Direttiva 2003/86/CE).

La Legge n. 187/2024 si inserisce in un contesto di progressivo irrigidimento delle politiche migratorie italiane ed europee.
Se da un lato mira a rendere più ordinato e controllato l’accesso al territorio, dall’altro impone nuove barriere burocratiche e temporali a chi intende ricongiungersi con i propri familiari in modo regolare.

È quindi consigliabile, per chi sta pianificando un ricongiungimento o ha un familiare all’estero, verificare attentamente i requisiti aggiornati e le eventuali eccezioni, al fine di evitare dinieghi o ritardi.