Visto affari annullato dal Consolato? Ecco come abbiamo vinto al TAR

Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio – Sezione Quinta Quater – con sentenza n. 16350/2025, ha accolto il ricorso presentato dallo Studio Condosta, annullando il provvedimento con cui il Consolato d’Italia a Shanghai aveva revocato un visto per motivi di affari, già rilasciato a una cittadina cinese.

Nel dicembre 2023, la stessa richiedeva e otteneva un visto per affari; tuttavia, pochi giorni dopo, il Consolato procedeva alla revoca del visto appena rilasciato, motivandola con il fatto che a nome della richiedente risultava una precedente richiesta di Dichiarazione di Valore, ritenuta indicativa di un presunto intento elusivo volto a ottenere un soggiorno per motivi diversi da quelli dichiarati.

Con le censure sollevate nel ricorso sono stati evidenziati numerosi vizi del provvedimento, tra cui:

  • difetto assoluto di motivazione e istruttoria,
  • contraddittorietà dell’azione amministrativa,
  • violazione del principio di affidamento,
  • sviamento di potere e manifesta irragionevolezza.

In particolare, è stato sottolineato che:

  • l’amministrazione era perfettamente a conoscenza della precedente richiesta di Dichiarazione di Valore già al momento del rilascio del visto per affari;
  • non vi era alcun elemento concreto che giustificasse un improvviso mutamento di valutazione;
  • la ricorrente aveva sempre rispettato i limiti temporali dei precedenti ingressi e fatto rientro in Cina alla scadenza dei visti.

Il TAR ha accolto integralmente il ricorso, ritenendo le doglianze fondate e condivisibili.

In particolare, il Collegio ha evidenziato la manifesta fondatezza delle argomentazioni della ricorrente, che investono la contraddittorietà della condotta procedimentale della competente Rappresentanza Consolare, confermate dalla documentazione in atti.

Invocando il principio della ragione più liquida, il TAR ha ritenuto superfluo esaminare tutte le ulteriori censure, in quanto già il comportamento contraddittorio dell’Amministrazione bastava a determinare l’illegittimità del provvedimento impugnato.

Con la stessa sentenza, il MAECI è stato condannato al pagamento delle spese legali.

Questa decisione rappresenta un importante precedente in materia di revoca dei visti già concessi, riaffermando alcuni principi fondamentali:

  • l’obbligo dell’Amministrazione di agire secondo correttezza, buona fede e coerenza procedimentale;
  • il diritto del cittadino straniero a fare affidamento su atti legittimamente rilasciati;
  • l’illegittimità di revoche arbitrarie fondate su mere presunzioni, senza adeguata istruttoria.

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